DEDICATO AI PRO-FESSORI

La classe mia che la miglior non è

un giorno pia si rivolse a me,

e chiedendomi in ginocchio di cantare, qualche verso sul giornal da pubblicare

un lauto assegno a me promise di versare.

Ed io che il cuor tenero ho canterò,

e canterò di quel secondo regno che dai professori qui fu costituito,

e col permesso che da loro non ho avuto

una critica sintetica farò:

incomincio col parlar del sior Gerace da sguardo fio e cor vivace

e per aggiunta il vicepreside qui face;

quindi continuo con colui che dell’italiano qui è il veterano,

vizi e difetti in lui son tanti ma prevale quello della mano

che a mo di tic struscica nello spiegare l’italiano,

credo chi sia l’abbiate già capito, si del messer Virdia ho parlato.

Righe compassi squadre e matite degli ingegneri udite udite:

di molti tipi ne conosciamo ma come lu Silipu uno ne abbiamo,

e fra cilindri pistoni e una fumata (spesso), la topografia non viene assimilata.

Ops chiedo scusa all’avvocato Dato,

del quale me ne ero dimenticato,

che col suo modo di spiegare, il sonno fa pigliare.

Spero di esser da Voi capito se il mio nome non vi dico

ma per non sembrare un delinquente io mi firmo:

uno studente.

primavera 1979